venerdì 29 aprile 2016

White Sands

"Santa Moka" perdonaci per non averti portato con noi.....
Ora basta però....ci stai punendo troppo severamente.
Come avrete capito le colazioni sono per noi un mezzo incubo....

Oggi il nostro peregrinare prosegue nel New Mexico e non più in Arizona.
Lo spostamento è lungo, ma non molto lontano dal nostro punto di arrivo ci aspetta una piacevole sorpresa.
Durante il viaggio, il luogo comune sull'enormità degli spazi di questo continente si conferma; percorriamo infatti interminabili pianure con sullo sfondo le montagne che molto probabilmente le hanno generate, dove ogni tre per due un cartello ci minaccia su possibili tempeste di sabbia con visibilità zero.
Lungo la strada gli enormi trucks americani ci fanno da inquietanti compagni, scuotendoci ad ogni sorpasso.
L'unica cittadina che incontriamo è Las Cruces (qui i nomi son tutti ispanici), dove cogliamo l'occasione di cominciare ad assaggiare il fast food messicano di Tacos Bell.
I centri abitati che abbiamo incontrato finora non hanno nulla a che vedere con il concetto che abbiamo noi di "paese"; infatti ad un centro costituito da patinati capannoncini, sede delle varie catene di fast food e centri commerciali, fa da contraltare una periferia con condizioni di abbandono a dir poco imbarazzanti, dove emergono i contrasti di questo paese che fa tanto parlare di ecologismo, ma lo pratica ben poco.
In questo contesto dove abitino le persone è un po' difficile da capire in quanto le abitazioni non sono in grande evidenza e questo porta anche ad un abnorme estensione di questi in realtà piccoli centri che si sviluppano principalmente in orizzontale coprendo così grandi aree di territorio.
Lasciata Las Cruces, dopo qualche decina di km arriviamo all'agognata sorpresa che, in realtà, di primo acchito, non sembra poi tanto sorprendente....
Ma le White Sands hanno in serbo per noi una "candida meraviglia", annunciata in lontananza da strani sbuffi di polvere bianca,
Oltrepassato l'ingresso del Parco, in un ambiente già curiosamente caratterizzato da sabbie bianche, come dice il nome stesso, all'improvviso piombiamo in una specie di Sahara artico, con le strade completamente coperte dalla candida sabbia sospinta dai venti impetuosi che soffiano pensiamo costantemente e circondate da alte dune bianchissime che invitano quasi a scivolarci sopra.
Guardando attentamente la superficie delle dune si nota l'incessante movimento dei granelli che hanno portato alla formazione di questa grande, seppur circoscritta, zona desertica che sembra abbia avuto origine solo 10.000 anni fa dall'erosione delle rocce di gesso presenti sulle montagne circostanti.
Percorriamo in auto la lunga strada che si addentra fra le dune, facendo alcune brevi passeggiate, comunque disturbate dal turbinio della sabbia sollevata dal vento che ci fa un po' temere per l'incolumità della nostra macchina fotografica.
Scattiamo comunque un po' di foto e non riusciamo a resistere alla tentazione di percorrere i dolci crinali di alcune dune.
Lungo la strada una gita scolastica ci lascia stupefatti per la gioia dimostrata dai bambini nello scalare questi versanti percorrendoli poi a rotoloni in discesa. 
Beata gioventù! 

Usciti dal Parco pochi km ci separano da Alamogordo, la nostra meta di oggi....
















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