sabato 30 aprile 2016

Verso Albuquerque.....

Oggi tappa di trasferimento senza particolari mete prefissate, abbastanza lunga....




Ci ripromettiamo però di seguire i suggerimenti dei cartelli che incontriamo lungo la strada.
Per iniziare l'avventura ci rifacciamo gli occhi da Walmart a Socorro, piccolo centro che incontriamo sulla strada, dove ci rendiamo conto che la pagina che Youtube dedica al "Walmart People" è quantomai realistica....chissà da dove sbucano mai tutti questi personaggi dispari....
Sempre a Socorro Mauro sperimenta che il fatto di essere un anziano barbiere non vuol dire saperlo fare: infatti dopo una mezz'ora di "scultura a scalpello", grondante sangue, ma liscio come un sederino di neonato, mi si presenta cristonando come un Camuno qual è, augurando al vecchio scuoiatore settimane di water.




Dopo un centinaio di km dalla partenza, sulla nostra sinistra, incontriamo un cartello che indica "Valley of Fires".....anche se non siamo in provincia di Caserta.
Percorrendo la breve strada che porta ad un' area di sosta per camper, scopriamo una vasta zona completamente ricoperta da un'immane colata lavica.
Il posto, senza essere sconvolgente, ha però un suo fascino diabolico.
Una breve passeggiatina ci porta in cima ad una collina, che ci permette di avere una visione completa dell'intera colata, caratterizzata da una stentata vegetazione, frammista a questi grandi blocchi di lava raffreddata.


























 Proseguiamo verso nord e il paesaggio, che dapprima ci ha fatto attraversare le solite enormi piane, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi, all'improvviso cambia e inizia un'interminabile serie di dossi e collline pietrose e, guadagnando quota, la vegetazione diventa più alta rispetto ai cespuglietti caratteristici dei paesaggi degli altopiani.
Più avanti incontriamo un cartello che indica "Sevilleta National Refuge", lo seguiamo per alcune centinaia di metri e arriviamo al solito Visitor Centre, dimostrazione che qui i parchi danno da lavorare a un sacco di gente.
All'interno una simpatica e diversamente giovane Americana ci istruisce sulle offerte del Parco, che per la verità non offre nè grandi scenari nè particolari punti di interesse.
Decidiamo quindi, anche su consiglio della ranger, di scendere a valle verso il Rio Grande, dove il Parco ingloba tutta la golena di questo tratto di fiume.
Anche questa parte del Parco non è nè particolarmente selvaggia, nè paesaggisticamente significativa.
Avvistiamo però una bellissima coppia di anatre "carolina" che si involano al nostro passaggio e durante la passeggiata lungo la sponda fangosa del Rio Grande ci sembra di riconoscere le orme del mountain lion, la cui presenza è anche segnalata dai documenti del Parco, assieme a quella dell'orso nero.


  

















Percorriamo gli ultimi 80 km che ci separano da Albuquerque accompagnati da una leggera pioggerella per poi fare nido nel solito motel americano.
Fa freddo, del resto siamo a più di 1600 metri di quota.
Su suggerimento della receptionist, ci lasciamo tentare, in preda a mille dubbi, da un ristorante italiano.....non fatelo, noi ce ne siamo pentiti.
Non abbiamo neanche mangiato male, ma con l'Italia non c'entrava nulla.....


venerdì 29 aprile 2016

White Sands

"Santa Moka" perdonaci per non averti portato con noi.....
Ora basta però....ci stai punendo troppo severamente.
Come avrete capito le colazioni sono per noi un mezzo incubo....

Oggi il nostro peregrinare prosegue nel New Mexico e non più in Arizona.
Lo spostamento è lungo, ma non molto lontano dal nostro punto di arrivo ci aspetta una piacevole sorpresa.
Durante il viaggio, il luogo comune sull'enormità degli spazi di questo continente si conferma; percorriamo infatti interminabili pianure con sullo sfondo le montagne che molto probabilmente le hanno generate, dove ogni tre per due un cartello ci minaccia su possibili tempeste di sabbia con visibilità zero.
Lungo la strada gli enormi trucks americani ci fanno da inquietanti compagni, scuotendoci ad ogni sorpasso.
L'unica cittadina che incontriamo è Las Cruces (qui i nomi son tutti ispanici), dove cogliamo l'occasione di cominciare ad assaggiare il fast food messicano di Tacos Bell.
I centri abitati che abbiamo incontrato finora non hanno nulla a che vedere con il concetto che abbiamo noi di "paese"; infatti ad un centro costituito da patinati capannoncini, sede delle varie catene di fast food e centri commerciali, fa da contraltare una periferia con condizioni di abbandono a dir poco imbarazzanti, dove emergono i contrasti di questo paese che fa tanto parlare di ecologismo, ma lo pratica ben poco.
In questo contesto dove abitino le persone è un po' difficile da capire in quanto le abitazioni non sono in grande evidenza e questo porta anche ad un abnorme estensione di questi in realtà piccoli centri che si sviluppano principalmente in orizzontale coprendo così grandi aree di territorio.
Lasciata Las Cruces, dopo qualche decina di km arriviamo all'agognata sorpresa che, in realtà, di primo acchito, non sembra poi tanto sorprendente....
Ma le White Sands hanno in serbo per noi una "candida meraviglia", annunciata in lontananza da strani sbuffi di polvere bianca,
Oltrepassato l'ingresso del Parco, in un ambiente già curiosamente caratterizzato da sabbie bianche, come dice il nome stesso, all'improvviso piombiamo in una specie di Sahara artico, con le strade completamente coperte dalla candida sabbia sospinta dai venti impetuosi che soffiano pensiamo costantemente e circondate da alte dune bianchissime che invitano quasi a scivolarci sopra.
Guardando attentamente la superficie delle dune si nota l'incessante movimento dei granelli che hanno portato alla formazione di questa grande, seppur circoscritta, zona desertica che sembra abbia avuto origine solo 10.000 anni fa dall'erosione delle rocce di gesso presenti sulle montagne circostanti.
Percorriamo in auto la lunga strada che si addentra fra le dune, facendo alcune brevi passeggiate, comunque disturbate dal turbinio della sabbia sollevata dal vento che ci fa un po' temere per l'incolumità della nostra macchina fotografica.
Scattiamo comunque un po' di foto e non riusciamo a resistere alla tentazione di percorrere i dolci crinali di alcune dune.
Lungo la strada una gita scolastica ci lascia stupefatti per la gioia dimostrata dai bambini nello scalare questi versanti percorrendoli poi a rotoloni in discesa. 
Beata gioventù! 

Usciti dal Parco pochi km ci separano da Alamogordo, la nostra meta di oggi....
















giovedì 28 aprile 2016

Chiricahua

Nuova tappa verso sud-est, dopo un breve giro a Tucson, città la cui architettura ricorda la sua vicinanza al Messico.
Infiliamo la I-10 raggiungendo dopo un'oretta Wilcox, porta d'ingresso al Chiricahua National Monument.
Questa è un'area protetta, in cui rocce e pinnacoli la fanno da padrone, contornati però da una rigogliosa vegetazione, abbastanza inconsueta per questa regione che si presenta prevalentemente arida.
Ci fermiamo come al solito al Visitor Centre per prendere conoscenza con questo nuovo ambiente e farci consigliare su un'eventuale escursione.
La ranger "paciarotta" del desk ci suggerisce un giro ad anello non lunghissimo (si vede che ci ha guardati bene), ma che si rivelerà molto appagante.
Dopo aver raggiunto il parcheggio posto all'inizio del loop, rapidamente ci prepariamo e partiamo.
Siamo appena sopra i 2000 metri di altezza, ma il caldo si fa sentire....
Percorsi però appena 200 metri ci troviamo immersi in uno dei paesaggi fantasmagorici e pittoreschi che gli Stati Uniti sanno offrire: davanti ai nostri occhi scorrono centinaia di colonne dalle forme più strane, alcune addirittura sovrastate da enormi massi la cui stabilità risulta quantomeno dubbia.
Altre colonne crollate si appoggiano in modo quasi cameratesco alle loro vicine come a chiedere sostegno per la loro debolezza.
Cave, caverne e buchi di erosione di ogni genere si presentano alla nostra vista, lasciando aperte delicate finestre verso il cielo.
La nostra camminata prosegue in questo labirinto roccioso e la nostra fantasia intravede in questi elaborati della natura...dinosauri, sagome dei più disparati animali e profili di sembianze umane.
Questa parte dell'escursione si conclude sul fondo del canyon, purtroppo interessato da un grosso incendio, che ha lasciato i suoi segni, per poi svoltare abbastanza bruscamente verso un altro canyon laterale che, anche se meno suggestivo del precedente, presenta colpi d'occhio altrettanto interessanti.
Qui i pinnacoli si mostrano molto più lisci e affusolati, con forme di una regolarità tale quasi fossero opere di un abile scalpellino.
Il sentiero che percorre questo canyon, salendo in modo regolare, ci permette di arrivare, dopo 5 km abbondanti di cammino al parcheggio di partenza.
Il vantaggio di questo inizio di stagione turistica ci ha regalato momenti di quasi completa solitudine che pensiamo difficilmente in altri periodi si possano godere anche in questo posto così remoto e sicuramente meno conosciuto di altri famosi parchi.
Questa sera siamo a Lordsburg, un piccola paese che sopravvive solo per la presenza dell'autostrada e il fato maligno ci spinge per la cena nelle fauci di "zio Mac"....
























 













mercoledì 27 aprile 2016

Saguaros

A causa del fuso ci svegliamo prestissimo e, dopo aver tergiversato un po' e fatto colazione, alle 7:00 siamo già in auto in direzione Tucson con l'obiettivo di visitare il National Saguaro Park.
Il territorio che circonda l'autostrada che percorriamo è semidesertico, intervallato da ubertosissime coltivazioni......miracoli delle tecnologie irrigatorie.
Dopo una visita a Walmart, che ci fa conoscere le chiappe più debordanti dell'Arizona e ci fa sentire degli "smilzi", a dispetto dei chili in eccesso, dopo un paio d'ore cominciamo a vedere sulle pietrose colline che ci circondano i primi saguaros, che rapidamente diventano i protagonisti del paesaggio, con le loro stravaganti e multiformi sagome.
Nessuno è uguale all'altro....e sulle loro sommità, uno spiritoso ciuffetto di fiori, fa loro da corona.
Ennesimo esempio di come la natura può essere funzionale e bella allo stesso tempo!
Percorriamo una sterrata panoramica all'interno del Parco, che ci fa ancora di più apprezzare la stupefacente diversità di questo posto, con una moltitudine di animaletti (uccelli di ogni tipo, scoiattoli di terra e persino una volpe) che si nutrono di quello che offre questo strano ambiente e raggiungiamo il Visitor Centre dove arricchiamo il nostro bagaglio di conoscenze relative a questo curioso ecosistema.
Anche quest'oggi la stanchezza si fa sentire e, nelle prime ore del pomeriggio, vediamo bene di raggiungere la nostra nuova sistemazione per poterci riposare.
La serata sarà impegnata nella ricerca di un buon posto dove mangiare....