mercoledì 30 marzo 2011

Passo di Corna Piana (2133 m.)

Questo fine settimana sono rimasta sola!
Così decido, ciaspole ai piedi, di seguire Mauro in una delle sue uscite di scialpinismo.
Ovviamente non è un ripiego.....
Solo che seguire con le ciaspole e, per di più da sola, un gruppo di scialpinisti che "vanno" non è per me il massimo.
Questa volta poi dobbiamo tornare presto: c'è chi deve prendere l'aereo alle 4:00 e chi invece deve recarsi fino a Piacenza per una cena. Ce n'è per tutti i gusti insomma.....
Quando si tratta di scegliere la meta, come sempre, si mette un sacco di carne al fuoco: Guglielmo o Cimon della Bagozza?
Alla fine si decide per la Corna Piana, una meta nuova per tutti.
Naturalmente partiamo prestissimo e raggiungiamo Valcanale che sono le 7:00, ma il parcheggio è già abbastanza affollato, forse perchè tutti dubitiamo della "tenuta" della neve in queste tiepide giornate di inizio primavera.
Il cielo è limpido e l'Arera incombe su di noi, sentinella e silenziosa custode della vita e dei segreti di questa valle.
Percorriamo un tratto di strada che ci porta a degli impianti di risalita da tempo abbandonati e qui calziamo i nostri "attrezzi" e affrontiamo il primo ripido pendio che termina nei pressi di una baita.












A questo punto, uscendo dal bosco, attraversiamo i resti di una grossa valanga e qui la vista spazia: a sinistra i contrafforti rocciosi dell'Arera, mentre di fronte a noi si innalza la Corna Piana con l'omonimo Passo.















I pendii nevosi sono solcati da minuscole figure di scialpinisti all'attacco e io penso che siamo come delle formiche che con tenacia e pazienza, passo dopo passo, raggiungono il loro obiettivo.
Imbocchiamo un canale che diventa sempre più ripido e la neve, come previsto, non è un granchè. 
Ogni 3 o 4 passi il mio piede sprofonda, nonostante le ciaspole, ma seguendo le tracce degli sci, con numerosi zig-zag, raggiungo il pianoro sovrastante.

Avrò percorso circa 900 metri di dislivello e davanti a me, non lontano, vedo il Passo di Corna Piana, ma decido di tornare indietro perchè è ovvio che in discesa impiegherò più tempo dei miei compagni e quest'oggi loro non possono permettersi di aspettarmi.
Mauro è preoccupato, non vorrebbe farmi scendere da sola, perchè quel canale percorso in salita non gli piace, è troppo carico, ma gli prometto di chiamarlo al telefono non appena sarò in basso.
Scendo con cautela e quando arrivo alla base del pendio lo chiamo, poi mi fermo a riposare e guardando il panorama che mi circonda penso a quante volte, nel nostro incessante peregrinare, trascuriamo queste valli così vicine, per mete più esotiche, senza renderci conto della bellezza che in ogni stagione hanno in serbo per noi.
E come in altre situazioni, di fronte a tanta grandezza, mi vengono a mente i versi di una poesia di Ungaretti "Mi illumino d'immenso" che ben rendono le sensazioni provate.
Continuo la mia discesa fino alla "casotta" degli impianti dove mi crogiolo al sole per alcuni minuti in attesa degli altri che non tardano ad arrivare.
Una breve sosta al bar conclude la nostra uscita, mentre già alcune nuvole foriere di cattivo tempo annunciano quel che sarà la giornata di domani....


 

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