giovedì 23 dicembre 2010

VIAGGIO IN TANZANIA

Questo viaggio in Tanzania non è certo partito sotto buoni auspici.....
La prima "batosta" è stata la caduta di Graziella, che le ha provocato la rottura del radio e la conseguente ingessatura del braccio destro. Per fortuna le dita e il gomito sono rimasti liberi, così Graziella, che per fortuna è mancina, ha deciso caparbiamente che non avrebbe rinunciato a questa nuova avventura.
Ma a meno di una settiana dalla partenza Mauro si è preso una bella influenza, con tanto di febbre, tosse e mal di gola.
Ora spero non tocchi a me, anche se qualche rischio l'ho già corso, cadendo lunga e distesa nell'atrio dell'Auditorium del posto in cui abito, a causa di un'imprevista scivolata sul pavimento bagnato.
Comunque incrociamo le dita e speriamo che il tempo di questi giorni, che ha mandato in tilt molti scali europei (Parigi compresa) non ci faccia altri brutti scherzi, soprattutto il 26 dicembre, giorno della partenza.
Anche questa volta saremo in tre: io, Graziella e Mauro e dopo un breve volo che da Milano ci porterà a Parigi, ci imbarcheremo per Nairobi, dove arriveremo in tarda serata. Il giorno successivo, con l'autobus, ci sposteremo in Tanzania
Per l'organizzazione del nostro soggiorno ci siamo affidati ad un'agenzia di Moshi, il cui proprietario, dopo i numerosi contatti tra noi intercorsi, ha fatto in modo di soddisfare tutte le nostre richieste.
Il nostro principale obiettivo è salire il Kilimanjaro, la montagna più alta d'Africa, anche se siamo perfettamente consapevoli che su di essa pesano un sacco di incognite, non ultima la quota...
Diciamo quindi che proveremo ad arrivare in cima alla "montagna" e se non ce la faremo, ci ritireremo in buon ordine.
Percorreremo la Marangu Route, l'unica via di salita che prevede il pernottamento in rifugi, con il raggiungimento della vetta in 5 giorni + il tempo necessario per la discesa. 
Poi completeremo la nostra vacanza con la visita ai Parchi di Ngorongoro e Serengeti.....

martedì 30 novembre 2010

MONTE CAMPIONCINO

Non è la prima volta che grazie alle previsioni, diventate ormai sempre più affidabili, riusciamo a "beccare" la giornata giusta per andare in montagna.
Scegliamo l'unica finestra di bel tempo che si apre in un susseguirsi di giornate perturbate.

Decidere la meta questa volta non è facile dopo le nevicate succedutesi anche a bassa quota: ci vuole un posto battuto e sicuro.
Mauro propone il Passo Campelli, partendo da Fondi, frazione di Schilpario, ma io sono poco convinta, nonostante questa zona mi piaccia molto e la ritenga più che adatta ad un'escursione con le ciaspole.
Il problema è il dislivello!
600 metri di dislivello mi sembrano pochi per chi vuole allenarsi per una salita impegnativa che io, Mauro e Graziella abbiamo in progetto di compiere per fine Dicembre.

Ma alla fine è proprio lì che andiamo!






Lasciamo l'auto nel parcheggio di Fondi che sono circa le 9:00 e il termometro segna -8.
La neve, tutto sommato, non è male e Mauro calza gli sci, noi invece aspettiamo a mettere le ciaspole perchè il fondo tiene bene.





Lungo un tracciato che non è mai troppo ripido, in breve tempo raggiungiamo la Malga Cimalbosco, dove si trova il Rifugio Bagozza e subito dopo usciamo dal bosco in uno scenario che sempre mi lascia a bocca aperta: da una parte i pendii innevati del Gardena e del Campioncino, solcati da diversi sciatori, e dall'altra la mole rocciosa del Cimon della Bagozza con il ripido canale nevoso ancora intonso.



 









Procediamo decisi verso la Malga Campelli dove, riscaldati da un tiepido sole, ci fermiamo a calzare le ciaspole, e poi via di nuovo verso il Passo, ma improvvisamente la traccia di alcuni escursionisti che ci precedono ci appare così invitante, che decidiamo di seguirla per arrrivare fino in vetta al Campioncino.




 










A questo punto la salita si fa più ripida, ma i numerosi zig-zag contribuiscono ad attenuarne la pendenza e, arrivati in vetta, riusciamo giusto a toccare la  croce per poi ridiscendere a valle, dove il freddo forse sarà un pochino meno pungente.

Intanto il previsto maltempo sembra in arrivo e nuvole minacciose incombono sulle cime delle montagne.
Dopo una breve sosta al Rifugio per il pranzo, riprendiamo la strada del ritorno, mentre alcuni fiocchi di neve cominciano a volteggiare nell'aria gelida, rendendo il paesaggio ancora più "nordico".

Naturalmente Mauro con i suoi sci scivola via veloce e leggero sui pendii nevosi, dandoci almeno un quarto d'ora di distacco, ma tutti arriviamo appagati alle auto per essere riusciti a "riempire degnamente" questa giornata che avrebbe anche potuto essere persa.

domenica 7 novembre 2010

WEEK END A PRAGA

Questa volta siamo in 7, tutte donne, e la nostra meta è Praga, una città che ho già visitato, frettolosamente, una ventina di anni fa, ma che desidero riscoprire con più calma e in modo più approfondito.

Partiamo prestissimo sabato 23 ottobre e alle 8:30 del mattino siamo già a Praga, dove ci attende un taxi che ci porterà in albergo per depositare i bagagli.
Decidiamo di trascorrere la giornata visitando Mala Strana, il "quartiere piccolo"  e a piedi, attraverso un dedalo di vicoli e vicoletti dove il tempo sembra essersi fermato, ci rechiamo verso il Ponte Carlo, affollato di turisti, che  attraversiamo per imboccare la strada che porta fino al Castello.


 




Giungiamo fino alla Piazza barocca di Malostranské namesti su cui si affaccia la Chiesa di San Nicola e qui imbocchiamo Via Nerudová, fiancheggiata da edifici settecenteschi rimasti ancora intatti, su cui si trovano alcuni stemmi, che una volta rappresentavano la professione del proprietario.

Chiesa di San Nicola

via Nerudovna











Ai tre violini, casa di famosi liutai


 


 


Il Castello è una sorta di cittadella tra le cui mura sorgono diversi edifici di grande interesse.


Varchiamo l'ingresso principale ed entriamo nel primo cortile dove acquistiamo i biglietti per la visita con la relativa "costosa" audioguida, poi torniamo di nuovo verso l'entrata dove assistiamo al cambio della guardia che a quest'ora è accompagnato dalla musica di alcuni "ottoni".


Il primo edificio che visitiamo è la Cattedrale gotica di San Vito, che si trova nel terzo cortile ed è la più grande e maestosa chiesa di Praga.






Dopo la Cattedrale ci aspetta la visita del Palazzo Reale con l'immensa Sala Vladislo, che risale al '400 e dove si svolgevano addirittura dei giochi a cavallo.




Alla fine entriamo nella Basilica di san Giorgio, una delle più vecchie costruzioni di Praga, il cui aspetto e stile sono molte volte cambiati nel corso dei secoli.
















 

La visita di questo grande complesso di edifici ci porta via quasi tutta la giornata ed è già pomeriggio inoltrato quando raggiungiamo l'uscita e ci ritroviamo sulle mura ad ammirare la città dall'alto.



Siamo ormai stanche, è dalle quattro che siamo sveglie ed è parecchio tempo che sgambettiamo.....
Ma c'è chi ha ancora abbastanza energia per visitare la National Gallery e chi invece come me, ha bisogno di sedersi a sorseggiare qualcosa di caldo!
Ci ritroviamo tutte insieme dopo un'oretta o poco più e lasciamo il Castello per ritornare verso il Ponte Carlo e percorrere a piedi l'isoletta fluviale di Kampa, il luogo perfetto per fare una passeggiata tranquilla prima di cena. Raggiungiamo il Ponte Legii, che percorriamo per ritornare a Stare Mesto e dal lungo-fiume che delimita la  Moldava possiamo godere della splendida vista notturna del Castello.




Torniamo quindi verso il nostro albergo e lungo la strada ci fermiamo per cena in un ristorante sicuramente economico, ma di qualità piuttosto scadente.

Il mattino successivo, già di buon'ora ci rechiamo verso Piazza Venceslao, che si trova nella zona della Città Nuova, e percorriamo la via Na Prikope, una zona pedonale ricca di negozi, ancora chiusi, che porta fino a Namesti Republiki, nelle cui vicinanze sorgono la Torre delle Polveri e la Casa Municipale, uno dei più significativi edifici in art noveau di Praga. 






 










Imbocchiamo via Celetna e raggiungiamo la splendida Piazza della Città Vecchia, su cui si affacciano alcuni edifici storici dietro i quali svetta la Chiesa di Santa Maria di Tyn, bellissimo esempio di architettura gotica, le cui guglie dominano l'intera Piazza e sembrano essere uscite da una fiaba di Disney.

 












Poco prima delle 10:00 siamo di fronte alla Torre dell'Orologio astronomico e assistiamo allo spettacolo animato che accompagna lo scoccare di ogni ora: la Morte, rappresentata da uno scheletro, suona una campana e capovolge una clesssidra e le statue attorno ad essa scuotono il capo rifiutando il suo invito. A questo punto si aprono da due piccole finestrelle in alto si susseguono le statue dei dodici apostoli e al termine della processione un gallo canta ed un trombettista in carne ed ossa chude la rappresentazione.




 















 

Dopo un accurato giro della Piazza raggiungiamo il quartiere ebraico e ci mettiamo in fila per entrare nel famoso "cimitero" che, guida alla mano, visitiamo lungo un percorso obbligato.




 All'uscita del cimitero visitiamo la Sala delle Cerimonie e il Museo e prese ormai dai morsi della fame cerchiamo un ristorante, anzi una pizzeria, dove consuumare un "boccone" e rilassarci un attimo. La nostra scelta cade su un locale italiano dove gustiamo un'ottima pizza e  poi torniamo di nuovo nel quartiere ebraico dove entriamo nella Sinagoga Vecchia-Nuova, la più antica Sinagoga europea ma che è ancora oggi il principale luogo di culto della comunità di Praga.
Ultima meta della giornata è il Monastero di Sant'Agnese, il più antico edificio gotico in tutta la Repubblica Ceca, fondato nel 1200 da Sant Agnese di Boemia, sorella del re Venceslao I, che ne fu la prima Superiora.


 

Dopo aver cenato trascorriamo la serata girovagando per le piazze e le strade della Città Vecchia, immergendoci nella folla di turisti e assaporando l'atmosfera "magica" e suggestiva di questa città.






domenica 12 settembre 2010

SALITA AL PALLA BIANCA

E’ da tanto tempo che non faccio salite di ghiaccio!
Provo a far mente locale per cercare di ricordare quando è stata l’ultima volta, forse la salita alla Barre des Ecrins con Mauro, Claudio e Fabio, qualche anno fa…..
Questa volta è Graziella che ci offre lo stimolo: è da qualche mese che ci propone di salire sul Palla Bianca, una montagna per noi sconosciuta e che non è mai rientrata nei nostri obiettivi, forse a causa della lontananza. Accettiamo la proposta che, se non fosse per l’insistenza di Graziella, fortemente motivata, sarebbe forse caduta nel “dimenticatoio”.
Finalmente riusciamo a metterci d’accordo e sabato 4 Settembre partiamo per la Val Venosta percorrendo la strada meno veloce, ma più breve e sicuramente più panoramica, quella che valica il Passo dello Stelvio.

La strada che sale al Passo











Di tempo ne abbiamo e quindi possiamo permetterci di prendercela con comodo.
Raggiungiamo Glieshof, alla fine della Val Mazia, poco dopo mezzogiorno, dove parcheggiamo l’auto. Controlliamo i nostri materiali e Graziella, con grande disappunto, si accorge di aver lasciato a casa i ramponi. Cerchiamo di convincerla che sicuramente al Rifugio ne troverà un paio e caricati i nostri pesanti zaini sulle spalle iniziamo la nostra salita.


Si parte!

Il sentiero che porta al Rifugio Oberettes dapprima sale dolcemente nel bosco e raggiunta la stazione a valle della teleferica diventa più ripido, guadagnando quota rapidamente.



 











Il tempo non è bello e ogni tanto cade qualche goccia di pioggia.


Al riparo sotto il tetto della stazione della teleferica



In vista del Rifugio










Come sempre alla vigilia di una salita impegnativa sono combattuta tra il desiderio di arrivare alla mèta e la paura di non farcela e così, anche questa volta, mi ritrovo a pensare “Speriamo che piova” per avere a disposizione una buona scusa per rinunciare.
Ma, accidenti, non mi va mai bene.....!!!!
Al Rifugio veniamo accolti dal gestore che ci assegna una camera tutta per noi e ci recupera immediatamente non uno, ma ben due paia di ramponi, con grande soddisfazione di Graziella che può addirittura scegliere quello più adatto alle proprie esigenze.
Così, tra un tè e una breve siesta, tiriamo sera!
Ci sono pochi ospiti, ma per fortuna non siamo i soli a voler affrontare il Palla Bianca, c’è un altro gruppo che partirà l’indomani mattina insieme a noi.
Ceniamo abbondantemente chiacchierando del più e del meno e poi andiamo a letto, ben sapendo di avere poche ore di sonno a disposizione. Infatti la sveglia suona alle 4:45 e alle 5:30, dopo aver fatto colazione, imbocchiamo ancora al buio il sentiero sconnesso e ghiacciato che conduce ad una forcella a circa 3.000 m. di quota. Anche qui in fatto di ripidità non si scherza e, mentre salgo, torna a galla la preoccupazione di non farcela perché mi sembra di essere già in affanno. Per fortuna (o per sfortuna se penso al ritorno), non appena superato il Passo il sentiero scende per almeno 150 m. di quota sul fronte del ghiacciaio di Mazia e questo mi permette di recuperare un po’ le forze. Superiamo un primo ripido pendio nevoso e poi ci fermiamo per imbragarci e legarci.




Non calziamo i ramponi perché uno strato di neve fresca di una trentina di cm. caduto nei giorni precedenti ricopre candidamente il ghiacciaio rendendo più lento il nostro passo e obbligandoci a fare attenzione ai piccoli ma infidi crepacci, sparsi un po’ su tutta la superficie, che sono stati coperti dalla recente nevicata. Abbiamo davanti l’altra cordata che fa traccia e questo aiuta, ma non basta, la fatica è comunque tanta! Il sole che sorge sulle creste illumina dapprima le cime delle montagne e irradia poi gradualmente la sua luce su tutto ciò che ci circonda rendendo il paesaggio “magico”.
Certo, l'ambiente selvaggio e imponente incute una sorta di timore reverenziale e uno si sente davvero piccolo e solo di fronte a tanta grandezza.
Seguo il mio capocordata cercando di tenere il suo passo e penso che questa è la cosa che più mi disturba durante una salita di ghiaccio: il dover mantenere l'andatura di chi mi sta davanti, senza avere la possibilità di fermarmi per guardarmi intorno, scattare una foto, bere un sorso d'acqua, riposare un attimo. Riesco però a reggere il ritmo per buona parte del percorso ma, a un certo punto, il mio passo diventa pesante e devo chiedere continuamente di rallentare.












Adottiamo alllora il sistema di contare i passi: 40 passi e poi una breve sosta, altri 40 passi e fermi di nuovo. Arriviamo così sul pianoro alla base della rampa finale, dove ci si collega all'itinerario che sale dal Rifugio Bellavista, percorso da numerose cordate. Mi rendo conto che non posso continuamente fermare i miei compagni e intimo loro di procedere senza di me. Hanno qualche titubanza a lasciarmi sola, ma io insisto e dopo essermi assicurata, ripartono verso la cima. Anche loro sono affaticati, lo capisco dal loro lento incedere, ma probabilmente hanno qualche riserva di energia in più di me o forse è solo più determinazione, non lo so......


La rampa finale
Li aspetto a lungo, eppure la cima sembrava lì, a potata di mano.... Dopo due ore di attesa comincio a preoccuparmi, fa freddo e tira un vento gelido e la distesa di ghiaccio che mi circonda non fa che aumentare il mio senso di solitudine.
Ma ecco che arrivano i tre che ci precedevano sul ghiacciaio, li riconosco dalle risate che accompagnano i loro discorsi e mi confermano che Mauro e Graziella sono arrivati in cima e stanno scendendo. Scruto con attenzione il pendio nevoso che mi sta di fronte ed ecco che improvvisameente li vedo scendere e dirigersi verso di me.
Il nostro gruppo si ricompone e mi raccontano di quanto sia stato impegnativo percorrere la cresta finale e di aver dovuto aspettare che alcune cordate scendessero per poterla risalire. La loro soddisfazione è tanta e anch'io non posso fare a meno di essere contenta per il loro successo.


Scendiamo quindi sul ghiacciaio con i ramponi ai piedi, ma la qualità della neve favorisce la formazione di uno spesso zoccolo, così togliamo i nostri “ferri” e procediamo più sicuri e decisi, oltre che più veloci. Alla fine del ghiacciaio ci aspetta, ahimè, una ripida salita per arrivare fino al Passo.






Rassegnati, affrontiamo quest'ultimo pendio che sembra non finire mai e poi giù in fretta verso il Rifugio, con i piedi che sono ormai lessi e doloranti a causa anche delle vesciche.
Il nostro fisico reclama una sosta, ma non possiamo fermarci a lungo, sono quasi le 5:00 del pomeriggio e dobbiamo scendere a valle, per iniziare il viaggio di ritono verso casa, dove arriviamo che è ormai mezzanotte.
Sono contenta della mia piccola impresa, pur non essendo arrivata fino in vetta, ma dopo questa ascensione penso che farò come Graziella, appenderò i miei ramponi al chiodo, anche se i motivi che mi spingono a questa decisione sono probabilmente diversi dai suoi.
Semplicemente credo che sia arrivato il tempo, per me, di andare in montagna in un altro modo....

lunedì 30 agosto 2010

Traversata "Il Fuorn - Sur En"

22 AGOSTO 2010

Faccio giusto in tempo a riprendermi dalle 9 ore di fuso dopo il ritorno dagli Stati Uniti, che già sono pronta a ricominciare ad andar per montagne. Non ho ancora ricontattato gli amici, ma venerdì mattina, puntuale, arriva una telefonata di Aldo che mi chiede se ho voglia di ripartire l'indomani mattina per un trekking di due giorni in Engadina.
Mauro, il mio compagno, decide di andare ad arrampicare in Val di Mello e allora accetto l'invito.
Questa volta siamo in 8 e approfittiamo di una delle poche finestre di bel tempo che si sono aperte in questa estate così imprevedibile (così almeno mi è stato detto!) L'idea era quella di star via tre giorni, ma il brutto tempo è ancora in agguato, così Aldo ha concentrato tutto il trekking in due giorni. La nostra meta è la Bassa Engadina!
Arriviamo a Zernez sabato mattina intorno alle 9:00 e subito prendiamo il Postale che ci porta a Stabelchod, dove inizia il sentiero che seguiremo fino a S-Charl.
Il cielo è azzurro e sgombro di nubi e il sole è caldo.


 Entriamo nel bosco percorrendo un tratto in falsopiano e dopo 15 minuti iniziamo la salita verso la forcella di Margunet, che raggiungiamo in una quarantina di minuti e da dove possiamo ammirare le alte montagne che circondano la Val dal Botsch. 


 









 

Davanti a noi, sul versante opposto è ben visibile il sentiero che dobbiamo percorrere, che sale zigzagando sul crinale della montagna. Dopo 2 ore di cammino arriviamo alla Fourcla Val dal Bosch dove effettuiamo la sosta pranzo. 





 








Scendiamo poi sull'altro versante lungo un interminabile pendio detritico che mette a dura prova le nostre ginocchia e poi un sentiero a mezzacosta ci permette di raggiungere Sur il Foss dove, dopo una seconda breve sosta, iniziamo la dolce discesa verso Plan Mingèr. 



Purtroppo arriviamo poco dopo le 17:00, l'autobus è appena partito e noi dobbiamo percorrere a piedi un tratto di strada asfaltata di 3 km., aggiungendo altri 160 m. di dislivello ai 980 già percorsi. Peccato!



Arriviamo all'albergo-rifugio Crusch Alba che sono già le 18:00, giusto il tempo per una doccia ristoratrice e siamo seduti a tavola in una saletta del ristorante riservata solo a noi. Prevenuti nei confronti degli Svizzeri (sarà perchè siamo i soliti Italiani caciaroni?) dobbiamo però ricrederci, perchè il trattamento che riceviamo è impeccabile e la cena ottima e abbondante.


Dopo una nottata tranquilla grazie ai provvidenziali tappi per le orecchie, visti i "russamenti" (e qui nessuno si senta escluso!) siamo pronti a ripartire il mattino seguente per la seconda tappa del nostro trekking. Sono le 8:00 quando imbocchiamo il sentiero che in leggera pendenza ci porta fino all'Alp Sesvenna e poi alla base di un canale di sassi instabili e ghiaia che sale ripidamente e che percorriamo stoicamente fino a raggiungere, dopo circa 3 ore, il valico di Fora da l'Agua, oltrepassato il quale perveniamo all'incantevole Lajet da Lischana, di un azzurro incredibile, incastonato in un circolo glaciale detritico, che ricorda un paesaggio lunare. 



Ci aspettano altri 100 m. di dislivello in salita e raggiungiamo quota 2.954, il punto più alto del nostro percorso, dove ci fermiamo a consumare quel che rimane dei nostri viveri. In lontananza riusciamo a vedere la Palla Bianca e, seguendo altri orizzonti, riconosciamo anche l'Ortles. Giusto mezz'ora di tempo e poi iniziamo la lunga discesa verso valle, con brevi tratti ripidi che si alternano a tratti pianeggianti o quasi. Costeggiando alcuni laghetti raggiungiamo un'ampia e verdeggiante vallata (Alp Sursaas) e in lontananza intravediamo il sentiero, percorso da numerosi bikers, che porta al Rifugio Sesvenna e che anche noi dobbiamo seguire, per fortuna in discesa. 



Raggiungiamo il sentiero proprio nel punto in cui la valle si stringe insinuandosi tra alte pareti rocciose che la sovrastano e ci rendiamo conto di essere arrivati alla Gola d'Uina. Questo tratto del percorso è scavato completamente nella roccia e la vista sul baratro è spettacolare. Non possiamo fare a meno di fermarci continuamente a guardare il tratto di strada che abbiamo davanti e dietro di noi, il torrente sottostante e a scattare una foto dopo l'altra. 



 








Usciti dalla Gola il sentiero migliora e scende dolcemente e lungamente verso Sur En, il villaggio di fondovalle che raggiungiamo quando sono ormai le 17:30 dopo 8 ore di cammino (soste escluse, naturalmente). Riusciamo a prender il bus delle 18:00, che in 25 minuti ci porta alla stazione di Scuol, dove saliamo sul trenino che ci riconduce a Zernez.
Una meritata bevuta al bar ci fa dimenticare la stanchezza e ci dà una nuova carica di energia per affrontare il lungo viaggio di ritorno verso casa.
Mentre sono seduta in auto, tra una chiacchiera e l'altra, non posso fare a meno di pensare che bisogna proprio avere una grande passione per la montagna per arrivare ad essere così stanchi senza mai lamentarsi e sono contenta di poter condividere tutto ciò con degli amici.
Un grazie particolare ad Aldo, che costantemente e puntualmente si impegna per organizzare le nostre uscite, ma anche a tutti gli altri,che partecipano sempre con entusiasmo.

IL PERCORSO IN SINTESI:
1o giorno: dalla strada del Pass dal Fuorn 1886 m, a S-Charl 1810 m
                   tempo 6h 30’ – dislivello +1150 / -1230

                   sviluppo:    Fermata bus Stabelchod m 1886
                                     Stabelchod m 1958
                                     Margunet m 2328
                                     Val dal Botsch m 2176
                                     Fourcla Val dal Botsch m 2677
                                     Sur il Foss m 2317
                                     Plan Mingèr m 1654
                                     S-Charl m 1810

2o giorno: da S-Charl 1810 m, a Sur En 1121 m
                   
tempo 8h – dislivello +1150 / -1830

                   sviluppo:     S-Charl m 1810
                                      Alp Sesvenna m 2098
                                      Fora dal’Aua m 2860
                                      Lajet da Lischana m 2856
                                      Fuorcla da Rims m 2954
                                      Lais da Rims m 2687
                                      Alp Sursaas m 2155
                                      Gola d’Uina
                                      Uina Dadaint m 1783
                                      Uina Dadora m 1499
                                      Sur En m 1121

Con me hanno camminato: Graziella, Marica, Franca, Laura, Aldo, Daniele, Franco.