Dopo aver lasciato la tentacolare e trafficata Albuquerque, che con i suoi quasi 600.000 abitanti è la realtà più importante della zona, con tutte le conseguenze del caso, ci dirigiamo verso nord con l'intenzione di visitare il Tent Rocks National Monument.
A prima vista il Parco sembra essere semi-deserto, poi percorrendo la strada che dall'ingresso si avvicina al gruppo roccioso che dà il nome alla zona, scopriamo due o tre parcheggi pieni zeppi di auto e ci si apre la vista su queste particolari formazioni rocciose che, per quanto curiose, non sono che un piccolo "antipasto" di quanto si nasconde in mezzo a questi monti.
Parcheggiamo a fatica l'auto e ci avviamo lungo gli unici due tracciati percorribili a piedi, che per la prima parte si sovrappongono.
Arrivati a un bivio teniamo la destra avviandoci verso la parte che sembra essere più celata e misteriosa.
Dopo poche centinaia di metri il sentiero svolta decisamente a sinistra e ci introduce in un mondo fatato abitato da fate e gnomi trasformati, da non si sa quale mago o divinità, in grandi pilastri rocciosi adornati da un curioso copricapo.
Ce n'è ovunque ed è un continuo girarsi e rigirarsi, scoprendo continuamente nuove visuali.
A un certo punto queste pareti rocciose, composte da uno strano conglomerato che sembra fragile alla vista, ma in realtà è molto solido, si restringono a tal punto da permettere il passaggio di una sola persona, richiedendo anche "passaggini" di una certa difficoltà.
Il tracciato è tortuosamente appagante e richiede persino il sacrificio di passare sotto a dei massi incastrati.
Dopo aver percorso questo budello per alcune decine di minuti, usciamo di nuovo allo scoperto circondati da un ambiente se possibile ancora più bello, popolato da grandi e curiosi pilastri che tanto ci ricordano la Cappadocia.....e come sipario, una grande parete percorsa orizzontalmente da strisce di diversi colori, che testimoniano la storia geologica di questo luogo.
Da questo punto il sentiero si impenna e per circa centocinquanta metri di dislivello, sale in mezzo a queste meraviglie, per sbucare alla fine su una dorsale lungo la quale numerosissime fioriture, probabilmente visibili solo in questo periodo, rendono ancor più suggestivo lo scenario che, a questo punto dell'escursione, è sotto i nostri piedi.
Proseguendo per un breve tratto in discesa arriviamo a un balcone che si apre sulla sottostante valle, dandoci la misura, se ce ne fosse ancora bisogno, della grandiosità di questi spazi.
Dopo una sosta in cui ci nutriamo di tanta bellezza torniamo sui nostri passi, riimmergendoci di nuovo nello stupefacente paesaggio raccontato poc'anzi.
In breve la nostra discesa arriva ad incrociare il secondo percorso, che decidiamo di seguire e che, pur essendo a sua volta spettacolare, viene sminuito da quanto visto nella parte precedente dell'escursione.
Questo breve sentiero ci porta a visitare una curiosa grotta naturale e poi, dopo aver costeggiato un gruppo di rocce appuntite, che probabilmente avranno dato il nome al Parco in quanto ricordano in modo molto verosimile delle tende indiane, in una ventina di minuti ci ci ritroviamo al punto di partenza.
Questa sera la trascorriamo a White Rock, un piccolo centro abitato nei pressi di Los Alamos, luogo in cui fu elaborata la bomba atomica alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Terminiamo la serata in un ristorantino vietnamita, che con il suo cibo semplice, abbondante ed economicissimo (15 $ in due) ci riconcilia con l'appetito.
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