Oggi tappa di trasferimento senza particolari mete prefissate, abbastanza lunga....
Ci ripromettiamo però di seguire i suggerimenti dei cartelli che incontriamo lungo la strada.
Per iniziare l'avventura ci rifacciamo gli occhi da Walmart a Socorro, piccolo centro che incontriamo sulla strada, dove ci rendiamo conto che la pagina che Youtube dedica al "Walmart People" è quantomai realistica....chissà da dove sbucano mai tutti questi personaggi dispari....
Sempre a Socorro Mauro sperimenta che il fatto di essere un anziano barbiere non vuol dire saperlo fare: infatti dopo una mezz'ora di "scultura a scalpello", grondante sangue, ma liscio come un sederino di neonato, mi si presenta cristonando come un Camuno qual è, augurando al vecchio scuoiatore settimane di water.
Dopo un centinaio di km dalla partenza, sulla nostra sinistra, incontriamo un cartello che indica "Valley of Fires".....anche se non siamo in provincia di Caserta.
Percorrendo la breve strada che porta ad un' area di sosta per camper, scopriamo una vasta zona completamente ricoperta da un'immane colata lavica.
Il posto, senza essere sconvolgente, ha però un suo fascino diabolico.
Una breve passeggiatina ci porta in cima ad una collina, che ci permette di avere una visione completa dell'intera colata, caratterizzata da una stentata vegetazione, frammista a questi grandi blocchi di lava raffreddata.
Proseguiamo verso nord e il paesaggio, che dapprima ci ha fatto attraversare le solite enormi piane, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi, all'improvviso cambia e inizia un'interminabile serie di dossi e collline pietrose e, guadagnando quota, la vegetazione diventa più alta rispetto ai cespuglietti caratteristici dei paesaggi degli altopiani.
Più avanti incontriamo un cartello che indica "Sevilleta National Refuge", lo seguiamo per alcune centinaia di metri e arriviamo al solito Visitor Centre, dimostrazione che qui i parchi danno da lavorare a un sacco di gente.
All'interno una simpatica e diversamente giovane Americana ci istruisce sulle offerte del Parco, che per la verità non offre nè grandi scenari nè particolari punti di interesse.
Decidiamo quindi, anche su consiglio della ranger, di scendere a valle verso il Rio Grande, dove il Parco ingloba tutta la golena di questo tratto di fiume.
Anche questa parte del Parco non è nè particolarmente selvaggia, nè paesaggisticamente significativa.
Avvistiamo però una bellissima coppia di anatre "carolina" che si involano al nostro passaggio e durante la passeggiata lungo la sponda fangosa del Rio Grande ci sembra di riconoscere le orme del mountain lion, la cui presenza è anche segnalata dai documenti del Parco, assieme a quella dell'orso nero.
Percorriamo gli ultimi 80 km che ci separano da Albuquerque accompagnati da una leggera pioggerella per poi fare nido nel solito motel americano.
Fa freddo, del resto siamo a più di 1600 metri di quota.
Su suggerimento della receptionist, ci lasciamo tentare, in preda a mille dubbi, da un ristorante italiano.....non fatelo, noi ce ne siamo pentiti.
Non abbiamo neanche mangiato male, ma con l'Italia non c'entrava nulla.....
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