Da Page nostro obiettivo e motivo quasi esclusivo del mio attuale viaggio negli Stati Uniti è la visita dell'Antelope Canyon, da me tanto apprezzato nelle foto dei
vari post degli appassionati e che non avevo potuto visitare in un
precedente viaggio, a causa delle piogge abbondanti.
Qui
la stagione monsonica coincide più o meno con la stagione estiva e
stranamente, visto il paesaggio, vede copiose anche se brevi piogge.
Al
mattino ci troviamo al punto stabilito per il ritrovo con gli
organizzatori del tour ma.....non appena ci avviciniamo al parcheggio,
ci rendiamo conto che non sarà una visita tranquilla; difatti uno stuolo
di auto stipate di visitatori, fanno passare la poesia e io sono quasi
propensa a rinunciare...
Fortunatamente, con il senno di poi, Mauro insiste e mi convince a rimanere e attendiamo pazientemente il nostro turno.
Al
momento di partire ci vien da fare i conti: siamo in 5 furgoncini con
14 passeggeri l'uno....il che ci pare voglia dire 70 persone più 5
accompagnatori.
Arrivati
all'imbocco del canyon, sede anche del piazzale dove si abbandonano i
mezzi, vediamo altre decine di furgoncini, alcuni in partenza per il
ritorno e altri che attendono l'uscita dalla gola delle loro "vittime".
La prospettiva non è entusiasmante e il caos sembra farla da padrone.
Pensare
di infilarci in uno stretto pertugio, lungo 400 metri e alto oltre i 40
metri, che in alcuni punti permette il passaggio di una sola persona
per volta, possibilmente non obesa, ci fa un po' arricciare i capelli
sul collo ma............i meravigliosi paciarot navajos dimostrano una
capacità organizzativa al di sopra di ogni aspettativa e riescono a
intrupparci e regolamentarci in modo tale, da poter percorrere la gola
non in totale solitudine, ma in discreta tranquillità.
Lo
spettacolo, come vi mostreremo con le foto, è di prim'ordine e ci
lascia esterefatti: curve, volte, riccioli, fratture nella roccia,
sporgenze di ogni grandezza ci sovrastano, caratterizzate da intense
colorazioni che vanno da gialli ocra ai rossi mattone, passando per
tutte le tonalità intermedie.
Scorci
di cielo blu si lasciano intravedere a volte e ci regalano raggi
luminosi che perforano la semioscurità, disegnando rette che esaltano le
linee tondeggianti che primeggiano in questo magico luogo.
Tutti
i partecipanti a questo specie di "sabba fotografico", noi compresi, si
scatenano in una sarabanda di click, nella speranza di fissare nelle
proprie immagini la magia estrema di questi cromatismi, aiutati in
questo dagli utili consigli tecnici della nostra esperta
accompagnatrice.
Il
vero spettacolo si svolge guardando verso l'alto, dove i giochi di luci
e ombre sono più intriganti; questo facilita l'opera dei fotografi.
Il
percorso all'interno del canyon dura una quarantina di minuti e alla
fine si sbuca in un letto di fiume più largo che, a detta della guida,
durante le piogge può anche arrivare a riempire totalmente la gola,
motivo che induce gli organizzatori ad evitare le visite nei periodi di
piogge certe.
Il
ritorno si svolge per lo stesso percorso e districarsi nelle parti più
anguste non sempre risulta facile, perche ovviamente dietro di noi ci
sono altre ondate di visitatori, ma in breve usciamo dal tunnel e, fatte
le ultime foto, ci avviamo al nostro mezzo di trasporto, che ci
riporterà alla nostra auto.
Da qui, paghi da tanta bellezza, ci avviamo verso Sedona, attraversando paesaggi che dal semi-desertico si trasformano gradualmente in una fitta foresta di conifere, fra le quali si cominciano a vedere i primi contrafforti delle belle montagne attorno a Sedona.
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