"Voglio vederli anch'io!"
"Ma è un viaggio lunghissimo"
"Ma io faccio un po' di nanna...."
Siamo appena tornati a casa, ma le parole di Elia risuonano ancora tra queste quattro mura e il prurito che mi provocano le punture delle zanzare mi fa sentire fuori luogo in questa uggiosa giornata invernale.
La polvere d'Africa è entrata dappertutto: negli zaini, tra i vestiti, nelle scarpe, dentro di noi...... ed è difficile liberarsene. Ci sto provando, ma qualche granello sedimenterà nel mio animo e contribuirà a fissare i ricordi di questa esperienza.
Fisicamente sono qua, ma con la testa mi trovo ancora in Tanzania e come in un film mi scorrono davanti le immagini di questa scomoda ma intensa vacanza che mi ha portato in un altro mondo.
Tutto è cominciato qualche mese fa....
L'IDEA
"Cosa facciamo quest'anno a Natale?"
"Potremmo andare in un posto caldo, dove ci sono delle montagne...."
Mi viene a mente la Tanzania e naturalmente il Kilimanjaro che, con i suoi 5896 metri è la montagna più alta d'Africa.
Comincio quindi a documentarmi e poi parto con l'organizzazione, prenotando il volo e contattando alcune Agenzie locali a cui sottopongo il mio programma per il quale richiedo un preventivo.
Sono in molti a rispondere, ma alla fine scelgo la Evans Adventure Tours, che mi sembra affidabile e anche piuttosto conveniente rispetto ad altre.
Evans, il proprietario, risponde prontamente e in modo dettagliato a tutte le mie domande, charisce tutti i miei dubbi e trovo su internet diversi commenti positivi di altri alpinisti e viaggiatori che si sono avvalsi dei suoi servizi.
Per quanto riguarda l'anticipo da versare lascia addiriittura decidere a me, dicendomi anche che se voglio posso pagare tutto all'arrivo, ma questo mi sembra davvero troppo, perchè immagino che anche lui debba anticipare dei soldi al momento delle prenotazioni. Gli mando quindi, tramite bonifico bancario, la somma che mi sembra più adeguata.
Il nostro programma prevede la saliita del Kilimanjaro lungo la Marangu Route, l'unica via dotata di rifugi nei quali pernottare, a cui seguiranno quattro giorni di safari nei Parchi di Ngorongoro e Serengeti.
IL VIAGGIO
Io, Mauro e Graziella partiamo da Milano il 26 Dicembre e arriviamo a Parigi convinti che i problemi dovuti alle nevicate dei giorni precedenti siano ormai risolti.
Illusione....
Quasi per caso scopriamo che il nostro volo per Nairobi è stato posticipato di due ore e partirà da Orly anzichè dal De Gaulle. Andiamo quindi a ritirare i nostri bagagli per poi prendere il bus che ci porterà ad Orly, certi che tutto si risolverà in fretta ma, ahimè, dopo circa un'ora arrivano i bagagli di Lella e dopo un'altra mezz'oretta arriva anche il nostro zaino, ma non il nostro "borsone".
Il tempo stringe e gli addetti dell'aeroporto ci sollecitano a prendere l'autobus, che però è già pieno e, per nostra fortuna, restiamo a terra.
Dico per nostra fortuna perchè Mauro continua a far la spola tra la fermata dell'autobus, che attendiamo per oltre un'ora, e il punto di consegna bagagli e, proprio pochi minuti prima di partire, riesce a riappropiarsi del nostro bagaglio, che sembrava ormai perso e il cui recupero sarebbe stato quasi impossibile una volta arrivati in Tanzania.
Per fortuna l'aereo della Kenya Airways ci aspetta, assieme ad altri viaggiatori meno fortunati di noi rimasti senza i bagagli e, una volta imbarcati, partiamo.
Arriviamo a Nairobi che è l'una di notte, con quattro ore di ritardo sulla tabella ddi marcia e all'uscita troviamo ad aspettarci il taxi che ci condurrà in albergo, dove dormiremo solo poche ore perchè alle 7:00 verrà a prenderci un altro driver che ci condurrà alla fermata dello shuttle per Moshi.
Carichiamo zaini e borsoni sul tetto e prendiamo posto sui pochi sedili rimasti liberi.
Iniziamo così il nostro viaggio verso la frontiera tanzaniana, in un alternarsi di tratti asfaltati e sterrati che rallentano parecchio il noostro mezzo, mettendo a dura prova le nostre già sofferenti schiene.
In compenso il paesaggio che ci circonda ci ripaga dei disagi che dobbiamo sopportare.
Attraversiamo diversi villaggi e abbiamo modo di vedere come vive la gente di questi luoghi, lontana dalle grandi città. La popolazione masai è la più pittoresca e ancora strettamente legata alla propria cultura e alle proprie tradizioni.
Lungo strade polverose, che sembrano finire nel nulla, e che come lunghi nastri si srotolano davanti a noi, uomini e donne camminano senza fretta.
Chissà dove vanno e da dove vengono.....
"Ma io faccio un po' di nanna...."
Siamo appena tornati a casa, ma le parole di Elia risuonano ancora tra queste quattro mura e il prurito che mi provocano le punture delle zanzare mi fa sentire fuori luogo in questa uggiosa giornata invernale.
La polvere d'Africa è entrata dappertutto: negli zaini, tra i vestiti, nelle scarpe, dentro di noi...... ed è difficile liberarsene. Ci sto provando, ma qualche granello sedimenterà nel mio animo e contribuirà a fissare i ricordi di questa esperienza.
Fisicamente sono qua, ma con la testa mi trovo ancora in Tanzania e come in un film mi scorrono davanti le immagini di questa scomoda ma intensa vacanza che mi ha portato in un altro mondo.
Tutto è cominciato qualche mese fa....
L'IDEA
"Cosa facciamo quest'anno a Natale?"
"Potremmo andare in un posto caldo, dove ci sono delle montagne...."
Mi viene a mente la Tanzania e naturalmente il Kilimanjaro che, con i suoi 5896 metri è la montagna più alta d'Africa.
Comincio quindi a documentarmi e poi parto con l'organizzazione, prenotando il volo e contattando alcune Agenzie locali a cui sottopongo il mio programma per il quale richiedo un preventivo.
Sono in molti a rispondere, ma alla fine scelgo la Evans Adventure Tours, che mi sembra affidabile e anche piuttosto conveniente rispetto ad altre.
Evans, il proprietario, risponde prontamente e in modo dettagliato a tutte le mie domande, charisce tutti i miei dubbi e trovo su internet diversi commenti positivi di altri alpinisti e viaggiatori che si sono avvalsi dei suoi servizi.
Per quanto riguarda l'anticipo da versare lascia addiriittura decidere a me, dicendomi anche che se voglio posso pagare tutto all'arrivo, ma questo mi sembra davvero troppo, perchè immagino che anche lui debba anticipare dei soldi al momento delle prenotazioni. Gli mando quindi, tramite bonifico bancario, la somma che mi sembra più adeguata.
Il nostro programma prevede la saliita del Kilimanjaro lungo la Marangu Route, l'unica via dotata di rifugi nei quali pernottare, a cui seguiranno quattro giorni di safari nei Parchi di Ngorongoro e Serengeti.
IL VIAGGIO
Io, Mauro e Graziella partiamo da Milano il 26 Dicembre e arriviamo a Parigi convinti che i problemi dovuti alle nevicate dei giorni precedenti siano ormai risolti.
Illusione....
Quasi per caso scopriamo che il nostro volo per Nairobi è stato posticipato di due ore e partirà da Orly anzichè dal De Gaulle. Andiamo quindi a ritirare i nostri bagagli per poi prendere il bus che ci porterà ad Orly, certi che tutto si risolverà in fretta ma, ahimè, dopo circa un'ora arrivano i bagagli di Lella e dopo un'altra mezz'oretta arriva anche il nostro zaino, ma non il nostro "borsone".
Il tempo stringe e gli addetti dell'aeroporto ci sollecitano a prendere l'autobus, che però è già pieno e, per nostra fortuna, restiamo a terra.
Dico per nostra fortuna perchè Mauro continua a far la spola tra la fermata dell'autobus, che attendiamo per oltre un'ora, e il punto di consegna bagagli e, proprio pochi minuti prima di partire, riesce a riappropiarsi del nostro bagaglio, che sembrava ormai perso e il cui recupero sarebbe stato quasi impossibile una volta arrivati in Tanzania.
Per fortuna l'aereo della Kenya Airways ci aspetta, assieme ad altri viaggiatori meno fortunati di noi rimasti senza i bagagli e, una volta imbarcati, partiamo.
Arriviamo a Nairobi che è l'una di notte, con quattro ore di ritardo sulla tabella ddi marcia e all'uscita troviamo ad aspettarci il taxi che ci condurrà in albergo, dove dormiremo solo poche ore perchè alle 7:00 verrà a prenderci un altro driver che ci condurrà alla fermata dello shuttle per Moshi.
Carichiamo zaini e borsoni sul tetto e prendiamo posto sui pochi sedili rimasti liberi.
Iniziamo così il nostro viaggio verso la frontiera tanzaniana, in un alternarsi di tratti asfaltati e sterrati che rallentano parecchio il noostro mezzo, mettendo a dura prova le nostre già sofferenti schiene.
In compenso il paesaggio che ci circonda ci ripaga dei disagi che dobbiamo sopportare.
Attraversiamo diversi villaggi e abbiamo modo di vedere come vive la gente di questi luoghi, lontana dalle grandi città. La popolazione masai è la più pittoresca e ancora strettamente legata alla propria cultura e alle proprie tradizioni.
Lungo strade polverose, che sembrano finire nel nulla, e che come lunghi nastri si srotolano davanti a noi, uomini e donne camminano senza fretta.
Chissà dove vanno e da dove vengono.....
Un viaggio lungo e movimentato, dicevo, ma quando lo shuttle ci deposita al nostro albergo a Moshi (8 ore per percorrere 350 Km...) restiamo meravigliati dalla bellezza del luogo, un'oasi di pace e di tranquillità immerso nel verde.
Qui ci accoglie calorosamente Evans, che ci accompagna nelle nostre camere, da cui possiamo ammirare finalmente "la montagna” sgombra di nubi.
Qui ci accoglie calorosamente Evans, che ci accompagna nelle nostre camere, da cui possiamo ammirare finalmente "la montagna” sgombra di nubi.
Eccomi un'altra volta in Africa!
28 Dicembre 2010 – Martedì
Oggi giornata di riposo.
Alle 11:00 incontriamo Evans, che ci dà tutte le informazioni relative alla salita che intraprenderemo nei prossimi giorni e poi ci accompagna con il suo furgoncino fino a Moshi, una cittadina caotica e vivace, come tutte le città africane, ma abbastanza anonima, con poche cose da vedere... a parte le fioriture degli alberi. Dopo un breve giro in centro e una sosta per il pranzo, torniamo a piedi al nostro albergo, dove
trascorriamo il pomeriggio rilassandoci nel giardino dell'albergo e preparando accuratamente i nostri zaini.
Alle 11:00 incontriamo Evans, che ci dà tutte le informazioni relative alla salita che intraprenderemo nei prossimi giorni e poi ci accompagna con il suo furgoncino fino a Moshi, una cittadina caotica e vivace, come tutte le città africane, ma abbastanza anonima, con poche cose da vedere... a parte le fioriture degli alberi. Dopo un breve giro in centro e una sosta per il pranzo, torniamo a piedi al nostro albergo, dove
trascorriamo il pomeriggio rilassandoci nel giardino dell'albergo e preparando accuratamente i nostri zaini.
29 Dicembre 2010 – Mercoledì
L'appuntamento con Evans, le nostre guide e il cuoco è alle 8:00 del mattino (European time, per fortuna...).Per arrivare all'ingresso del Parco percorriamo una quarantina di Km su strada asfaltata fino a raggiungere il villaggio di Marangu, annidato sulle pendici del Kilimanjaro, tra fitte piantagioni di banane e caffè e poi procediamo per alcuni Km su una ripida strada sterrata per arrivare fino all'ingresso del Parco dove, dopo esserci registrati, incontriamo i nostri portatori.
Scopriamo così che il nostro team è composto da ben 12 persone!
Sono quasi le 11:00 quando imbocchiamo il Mandara Trail, che attraversa la foresta pluviale, incredibilmente fitta e lussureggiante.
La nostra guida, Rutta, ci precede, mentre a chiudere il gruppo c'è Isdori.
Rutta ci mostra alcune piante e fiori a noi sconosciuti, dicendoci il loro nome e illustrandoci le loro proprietà.
Procediamo speditamente e dopo una sosta per il pranzo arriviamo a Mandara, una bella radura al limitare della foresta, dove ci viene assegnata una casetta in legno nella quale trascorreremo la notte.
Giusto il tempo di bere qualcosa di caldo e partiamo per una breve escurione al Maundi Crater, che aggiriamo, godendoci una splendida vista della pianura sottostante, dove corre il confine tra Kenya e Tanzania.
Torniamo all'accampamento che è già ora di cena, una cena che consumiamo nella “dining room”, in un affacendato andirevieni di persone di diverse nazionalità e rispettivi team, indipendenti l'uno dall'altro. Il buio cala in fretta, regalandoci un cielo che più stellato di così non si può e, alla luce delle pile frontali, raggiungiamo la nostra capanna, dove trascorriamo una notte tranquilla, nonostante i versi e i rumori provocati dalle scimmie che si aggirano nei dintorni, forse in cerca di facile cibo.
30 Dicembre 2010 - Giovedì
Si parte verso le 8:15, dopo aver fatto colazione.
Il tempo è bello, fa caldo e noi ci sentiamo in forma. Mantenendo sempre la stessa formazione percorriamo il sentiero di 12 Km che, in dolce pendenza, nonostante i 1000 metri di dislivello, porta all'accampamento di Horombo, abbandonando la foresta pluviale per attraversare un territorio riccco di eriche arboree, tra cui spuntano, di tanto in tanto le lobelie, tipiche di questa zona.
L'accampamento di Horombo è composto da casette di legno con il tetto spiovente simili a quelle di Mandara, ma molto più numerose, perchè qui si fermano sia gli escursionisti che salgono, che quelli che scendono.
Mai visto un posto più internazionale di questo! Ci sono Coreani, Americani, Austriaci, Finlandesi, Russi....e noi siamo gli unici Italiani.Trascorriamo il pomeriggio all'interno di una sala comune mentre fuori la nebbia avvolge ogni cosa. La sera però le nuvole si diradano, regalandoci un suggestivo tramonto le cui luci illuminano, facendola risplendere, la mole rocciosa del Mawenzi, uno dei tre crateri del Kilimanjaro, alto 5150 metri.
31 Dicembre 2010 - Venerdì
Oggi, giornata di acclimatazione, raggiungiamo quota 4100 passando vicino alle Zebra Rocks, le cui striature, bianche e nere, ricordano proprio il mantello delle zebre.
Sembriamo non soffrire la quota, anche se è ancora troppo presto per dirlo.
Dopo aver superato le Zebra Rocks attraversiamo un crinale in cima al quale ci fermiamo ad ammirare il paesaggio, sconfinato.
Da una parte il Mawenzi e dall'altra, l'Uhuru, la cima più alta del Kilimanjaro, con le sue lingue di neve.
Dal punto in cui ci troviamo è ben visibile anche la Kibo Hut, l'ultimo rifugio nel quale pernotteremo prima di intraprendere la salita verso la vetta. Trascorrriamo una mezz'oretta chiacchierando con la nostra guiida, che si mostra curiosa di sapere come funzionano le cose in Italia e ci parla dei problemi che affliggono il loro sistema sanitario, l'istruzione, i trasporti......
Ci ricolleghiamo quindi ad un sentiero più basso che ci riporta in una quarantina di minuti all'accampamento di Horombo, dove ci aspettaa un pranzo caldo.
Passiamo il pomeriggio ad annoiarci e alla sera, non sapendo cos'altro fare, ci infiliamo nei nostri sacchi a pelo pensando a chi, in altre parti del mondo, si prepara a festeggiare l'ultimo giorno dell'anno....
1/2 Gennaio 2011 - Sabato e Domenica
"Happy new year" è l'augurio che tutti ci scambiamo stamattina uscendo dalle nostre capanne!
La nottata è stata fredda, perchè l'acqua è gelata, ma il primo sole mattutino, scaldandoci, ci dà la carica e di buon'ora lasciamo l'accampamento di Horombo lungo un sentiero di una decina di km, che sale con gradualità, abbandonando la brughiera e inoltrandoci in un ambiente sempre più deserto e arido, simile ad un paesaggio lunare.
"Good luck" ci augurano le persone che scendono e noi cerchiamo di intravedere nelle espressioni dei loro visi se c'è traccia di successo!
Ruta e Isdori ci accompagnano come sempre e procedono lentamente, ripetendoci spesso "pole pole" e incitandoci a bere continuamente, per prevenire i malesseri dovuti all'alta quota.
L'ambiente è notevole e quando arriviamo a The Saddle, un'ampia sella di 5 km, abbiamo a destra i contrafforti rocciosi del Mawenzi e a sinistra la cupola del kibo, sulle cui pendici riusciamo a intravedere il sentiero di salita, che percorre un ripido canale ghiaioso.
Giunti alla Kibo Hut non possiamo far altro che stare chiusi in camera, sotto le coperte, poichè fuori il freddo si fa sentire....
Un ragazzo coreano, giunto poco dopo di noi, sta male ed è costretto a scendere, percorrendo a ritroso e al buio il lungo sentiero di salita.
Ceniamo alle 17:30 per avere poi qualche ora a disposizione per riposare, visto che la sveglia sarà alle 23:00 in punto.
Riposare???? Io proprio non ci riesco...... Sono eccitata e anche un po' preoccupata per la lunga salita al buio che dobbiamo affrontare e un leggero mal di testa comincia a disturbarmi, dandomi la consapevolezza della mia vulnerabilità.
Sarà l'agitazione o sarà la quota?
Alle 11:00 scatta la sveglia e dopo una frugale colazione partiamo, un gruppo alla volta, con le nostre pile frontali che illuminano la via. Mi sembra di star meglio e riesco a tenere l'andatura di Rutta, che ci precede, e che procede non troppo lentamente.
Ma non dura a lungo....
Dopo un paio d'ore il mal di testa aumenta e a questo si aggiungono nausea e vomito. Faccio un pezzettino e mi fermo, un altro pezzettino.... e poi di nuovo ferma. Siamo quasi a 5200 metri e guardo in alto, Gilmans Point mi sembra ancora lontano e Rutta mi conferma che per arrivare al bordo del cratere ci vorranno almeno altre quattro ore!
Non posso continuare così....
Allora propongo di scendere e Graziella, che come me non sta bene, si unisce alla mia richiesta.
Mauro vorrebbe accompagnarci, ma noi rifiutiamo e così il gruppo si divide: Rutta scende con noi e Mauro continua la salita con Isdori. Mentre ripercorriamo a ritroso il sentiero di salita ci rendiamo conto di quanta strada abbiamo fatto, anche se ogni tanto dobbiamo fermarci a riposare perchè stremate.
A un certo punto mi accorgo che ho con me la macchina fotografica e realizzo che Mauro non potrà immortalare il momento in cui raggiungerà la vetta. Peccato....!
Arriviamo al Rifugio verso le 4:00 e non appena ci buttiamo sul letto ci addormentiamo, anche se ci svegliamo poco dopo con un cerchio alla testa e con un forte senso di nausea.
Ci vorrà ancora qualche ora prima di cominciare a star meglio...
Usciamo all'aperto quando il sole, già alto, sembra infonderci un po' di calore e ci sediamo su un sasso ad aspettare il ritorno di chi ha raggiunto la vetta. Sono le 9:30 quando, alla base del ghiaione intravediamo Mauro e Isdori che stanno scendendo e poco dopo ci raggiungono.
Ci congratuliamo con loro, insieme agli altri membri del nostro team e siamo comunque soddisfatte per lui, ma anche per ciò che abbiamo fatto noi. Certo, ci sarebbe piaciuto conquistare la vetta, ma il solo trekking, che ci a portato ad esplorare ambienti nuovi e a misurarci con l'altezza, vale il viaggio.
Mauro si riposa per un paio d'oore e poi tutti insieme ripartiamo per Horombo.
Effettuiamo tutta la discesa in due giorni, una discesa che ci riporta alla civiltà e alle comodità: doccia calda, letti comodi, abiti puliti e una straordinaria grigliata al ristorante dell'albergo!
Partiamo poi per il safari.......
CONSIDERAZIONI FINALI
In base all'esperienza vissuta mi sentirei di consigliare a chi volesse intraprendere un viaggio simile, di far riferimento all'Agenzia a cui ci siamo appoggiati noi e che ha organizzato in modo encomiabile la nostra salita e il nostro safari.
Evans, il proprietario, si è sempre mostrato accogliente, disponibile e puntuale.
Mail: evansadventuretours@hotmail.com
Website: evansadventuretours.com
Forse sarebbe più utile arrivare in aereo al Kilimanjaro airport, vicino ad Arusha, piuttosto che a Nairobi, si risparmierebbero 2 giorni di viaggio in autobus, anche se devo dire che a me non è dispiaciuto raggiungere la Tanzania via terra, perchè mi ha permesso di attraversare paesaggi grandiosi e di entrare in contatto con questo nuovo ambiente in modo graduale.
IL PERCORSO IN SINTESI
1° giorno: Marangu Gate m.1970 - Mandara Huts m.2700
lunghezza 7 km
dislivello + m 730
tempo 3 h
2° giorno: Mandara Huts m. 2700 - Horombo Huts m.3720
lunghezza 11,7 km
dislivello + m 1020
tempo 5,30 h
3° giorno: Zebra Rocks e ritorno a Horombo Huts
lunghezza 6,8 km
dislivello + m 300
- m 300
tempo 2,30 h
4° giorno: Horombo Huts m. 3720 - Kibo Hut m. 4703
lunghezza 11 km
dislivello + m 983
tempo 5,30 h
5° giorno: Kibo Hut m.4703 - Uhuru Peak m. 5895 - Horombo Huts m.3720
lunghezza 23 km
dislivello + m 1192
- m 2175
tempo 13 h
6° giorno: Horombo Huts m. 3720 - Marangu Gate m. 1970
lunghezza 18,7 km
dislivello - 1750 m
tempo: 6 h
Sosta durante il viaggio Nairobi-Moshi |
Dalla nostra camera vista sul Kilimanjaro |
Marangu Gate |
In attesa di partire.... |
Ingresso al Parco |
Accampamento di Mandara |
Lungo il sentiero verso il Maundi Crater |
La nostra "casetta" |
Protea |
Lobelie |
Il Maundi Crater |
..e non si risparmiano di certo |
I portatori hanno una marcia in più |
Accampamento di Horombo |
Sosta per il pranzo |
Seneci |
ciao Patrizia, sono Paola. ho letto il tuo blog su consiglio di una amica di "turisti per caso" in quanto desidero recarmi in Tanzania per safari e mare in agosto. COMPLIMENTI! per il vostro viaggio, volevo sapere le mail, se puoi, degli altri tour operators che hai contattato per il tuo viaggio così invio la mia richiesta.
RispondiEliminagrazie, Paola.
paolamondonico@libero.it
ciao Patrizia,vorrei informazioni sul T.O. locale che hai scelto per la Tanzania:era evansadventure tours o evans adventure safari perchè ho prenotato con il primo manon so se sia regolere: Gli hai dato acconti ?in che modo? grazie se puoi contattarmi
RispondiEliminadaniela.vanni@hotmail.com